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Riceviamo dal dottor Vittorio Carreri e volentieri pubblichiamo la relazione tenuta al Convegno regionale “La salute è un diritto, la prevenzione al centro", organizzata a Milano dal Pd il 23 e 24 febbraio 2024. 

 

PREMESSA

La riforma sanitaria viene proposta da tre illustri professori della Università degli Studi di Padova nel 1943:  Concetto Marchesi, Egidio Meneghetti, Augusto Giovanardi. Nel primo dopoguerra (Settembre 1945) a Padova, il Comitato di Liberazione Nazionale Regionale Veneto presenta il “Progetto di riforma dell’ordinamento sanitario italiano”. Bisogna attendere il 1978 per l’approvazione della Legge 833/78 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale(SSN).

LA RIFORMA

Sono serviti oltre trent’anni per superare i disastri sanitari ed economici del sistema mutualistico che aveva scaricato i suoi limiti sugli ospedali. Anche il ruolo positivo delle Regioni a Statuto ordinario(1970)  è stato rilevante. La Regione Lombardia fin dai primi anni ‘70 istituì i Comitati Sanitari di Zona:120 in Lombardia, 20 a Milano. Erano dotati di un adeguato finanziamento pluriennale  e si avvalevano del Servizio Igiene Pubblica, Ambientale, Tutela della salute nei luoghi di lavoro. Nel 1985 si istituiscono in Lombardia i Dipartimenti di Prevenzione nelle 15  USSL-ASL. Si istituisce inoltre una rete di Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione, cioè i Laboratori di Sanità Pubblica. Sette anni dopo in Italia si approva la legge dello Stato che istituisce (Decreto Legislativio 502/1992) in ogni Regione i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL sul modello della Lombardia.

LA CONTRORIFORMA SANITARIA

Si inizia con la legge sanitaria n. 31 del 1997 della Giunta Regionale presieduta da Roberto Formigoni, che favorisce la sanità privata e istituisce le Aziende Ospedaliere autonome. In seguito la Giunta Regionale presieduta da Roberto Maroni promuove la legge regionale n. 23 del 2015, che istituisce il  “Sistema Sociosanitario lombardo” che complica ulteriormente l’assetto istituzionale ed organizzativo della sanità pubblica a maggior vantaggio di quella privata. Ancora peggio la legge regionale n. 21 del 2021 proposta dalla Giunta Regionale Fontana-Moratti. A mio parere si tratta di leggi regionali illegittime e di dubbia costituzionalità.

NESSUNA LEZIONE DALLA PANDEMIA DEL COVID

La vicenda Covid in Lombardia è tristemente nota a tutti. Nessuna epicrisi seria, nessun miglioramento specie sulla prevenzione e sull’assistenza primaria. La sequela delle delibere della Giunta Regionale e le conseguenti deliberazioni del Consiglio Regionale sono note: Piano Regionale Prevenzione(2021-2025), PNRR(2022-2026), il nuovo PSSR(2023-2027) all’esame del Consiglio Regionale. Di recente la delibera della Giunta Regionale sulle regole per l’anno 2024, di ben 418 pagine non aiuta affatto a migliorare la situazione. Meglio il DM 77 del 2022 che non viene applicato e  forse non può essere applicato in Regione Lombardia. Tornando al Covid nel mese di ottobre 2023, un docente del Politecnico di Milano il professor Costanzo Ranci, ha pubblicato un libro dal titolo: “Cronaca di una strage nascosta-La pandemia nelle case di riposo”. Non mi pare che di questo libro si sia parlato in Consiglio Regionale.

LA PREVENZIONE SENZA AGGETTIVI

Specie la prevenzione subisce uno spezzettamento drammatico negli ultimi 30 anni : 8 Dipartimenti di Igiene e  Prevenzione Sanitaria, 8 Dipartimenti veterinari in ognuna delle Agenzie per la Tutela della Salute(ATS). Infine 26 Dipartimenti di Prevenzione funzionale nelle 26 Aziende Socio Sanitarie Territoriali(ASST) in pratica le ex Aziende Ospedaliere. Secondo l’Assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, la prevenzione in Lombardia non va. Allora propone in questi giorni all’unico SSN al Mondo che comprende anche nel territorio la prevenzione, la diagnosi, la cura, la riabilitazione gli stili di vita, la tessera a premi, la diagnosi precoce cioè la prevenzione secondaria. In una parola sembra si voglia dire che se le persone che vivono in Lombardia specie in età anziana si ammalano di pluripatologie è colpa loro. Queste assurde teorie le abbiamo sentite tempo fa. In seguito chi le ha proposte non le ha più tirate in ballo in quanto poco utili e forse fuorvianti.

CHE FARE?

 Si deve urgentemente semplificare l’attuale caos istituzionale ed organizzativo e seguire la Costituzione della Repubblica Italiana e fare propri i principi e i valori della Riforma sanitaria. I pilastri del SSN e del SSSR debbono essere i Dipartimenti di Prevenzione, I Distretti con le Case di Comunità, gli Ospedali. La sanità privata può essere solo integrativa di quella pubblica. In Lombardia bisogna tornare a 15 ASL, un’Azienda sanitaria per Provincia salvo Milano che ne potrebbe averne 3. Vanno investite più risorse nella prevenzione, attuando anche il nuovo “Sistema Nazionale per la prevenzione dei rischi ambientali e climatici” di cui la Giunta Regionale Fontana – Bertolaso sembra disinteressarsi nonostante che  anche il Corriere della Sera dal 5 Febbraio 2024 e in tutti questi giorni  segnali con articoli a tutta pagina: "L’aria peggiore in Pianura padana”. Milano come è noto è tra i primi 10 capoluoghi di provincia in Italia per il superamento della soglia limite del Pm 10 e del Pm 2,5. La Giunta Regionale inoltre sembra essersi dimenticata che la tutela ambientale due anni fa (Febbraio 2022) è stata inserita nella Costituzione. Infatti i nuovi articoli 9 e 41 della Carta “pongono un limite all’attività imprenditoriale che è in linea con la responsabilità ecologica e sociale”. La Società Italiana di medicina ambientale ritiene che l’Italia sia la prima in Europa per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico con circa 80 mila decessi prematuri all’anno. Maggiore attenzione inoltre va posta in particolare alla prevenzione e alla sicurezza negli ambienti di lavoro. In Italia nel 2023, abbiamo avuto una media 3 morti sul lavoro ogni giorno per un totale di 1041 infortuni mortali di cui il 72% sui luoghi di lavoro e il 28% infortuni mortali in itinere. Come ci ha ricordato spesso la dottoressa Susanna Cantoni, in Lombardia il personale dei Servizi di prevenzione e di sicurezza negli ambienti di lavoro è diminuito da 993 operatori nel 2009 a 589 nel 2019. Fino ad ora non siamo riusciti ad avere dati più aggiornati. Anche nella nostra Regione dunque si può e si deve fare di più e meglio.

CONCLUSIONE

Infine non dobbiamo mai dimenticare che la prevenzione è indispensabile per la tutela della salute specie nei confronti delle malattie di maggior rilevanza nel nostro tempo ed è anche una condizione efficiente dello sviluppo sociale ed economico sia della Lombardia che dell’Italia.

Vittorio Carreri*

 

*Coordinatore del Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del Ssn, già direttore del Servizio di Prevenzione sanitaria di Regione Lombardia