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La nuova legge della sanità lombarda (LR n.22), targata Fontana -  Moratti e varata il 14 dicembre scorso, è sotto i riflettori del Ministero della Salute che sta conducendo un’istruttoria per verificarne la compatibilità o meno con il quadro normativo sanitario nazionale.

Ad annunciarlo alla Camera dei deputati è stato il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, rispondendo all’interrogazione parlamentare dell’onorevole Chiara Braga (PD) sulla legge n.22.

“Rassicuro gli onorevoli interroganti che la questione posta è seguita con la massima attenzione dal Ministero della Salute, che sta tuttora conducendo l’attività istruttoria necessaria a verificare la portata delle disposizioni introdotte con la recente legge regionale n. 22, e la loro compatibilità con le norme di principio della legislazione statale", ha affermato il sottosegretario Costa.

"Saranno avviate a breve - ha aggiunto Costa - le ordinarie procedure di interlocuzione volte a chiarire tutti gli elementi in discussione (…)  al fine di acclarare se, e in che misura, possano ritenersi conformi all’emanando documento di attuazione della riforma dell’assistenza territoriale contenuta nella Missione 6, Componente 1, del PNRR, elaborato con il coordinamento di Agenas, e della cabina di regia per il Patto per la Salute, 2019-2021, nonché alle prescrizioni e alle raccomandazioni contenute nel documento recante “La riforma del Servizio sanitario lombardo a cinque anni dall’avvio. Analisi del modello e risultati raggiunti)”. (si veda la risposta all'interrogazione qui pubblicata).    risposta sottosegretario a interpellanza

L'ultimo documento a cui si riferisce il sottosegretario è la verifica effettuata da Agenas sulla legge regionale della sanità lombarda n.23 del 2015, prevista dall’allora Governo Renzi che avallò il provvedimento della Lombardia, allo scadere dei cinque anni stabiliti per la "sperimentazione". Nel suo documento, Agenas ha chiesto alla Giunta Fontana-Moratti di modificare alcuni aspetti della legge 23 / 2015, la cosiddetta "riforma Maroni", ma la nuova legge regionale, n.22 /2021 ha mantenuto, di fatto, intatto l’impianto della legge Maroni. Si tratta di una materia fondamentale per la salute di oltre 10 milioni di cittadini lombardi, un sesto della popolazione italiana. 

Tra le maggiori criticità della legge n. 22 varata a dicembre l'ulteriore frammentazione delle attività di prevenzione, nella ripartizione delle competenze tra  ATS e ASST: un'impostazione che rischia di rendere sempre più ingovernabile questo settore fondamentale, a maggior ragione durante la pandemia.  

La legge n.22 mantiene la stessa impostazione anche nel ruolo attribuito alla sanità privata: quest'ultima viene posta sullo stesso piano della sanità pubblica – contrariamente a quanto prevede la legislazione nazionale in base al quale, lo ricordiamo, il privato ha una funzione integrativa rispetto al pubblico ma non sostitutiva.

Per non parlare delle annose carenze della medicina territoriale, che l'emergenza Covid ha reso ancor più evidenti, e sulle quali la nuova legge non interviene con modifiche strutturali continuando a considerare l’intera assistenza distrettuale, ovvero il secondo livello di attività e servizi che devono essere garantiti per legge dal SSN, i Lea, sotto il controllo delle 27 ASST, che coincidono con gli ambiti deputati all’assistenza ospedaliera.

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