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In Lombardia i medici di famiglia saranno in prima linea nella campagna vaccinale contro il Covid, somministrando, entro fine ottobre, quasi un quarto delle dosi previste dalla Regione. Questo almeno il cronoprogramma previsto dall'accordo tra la Lombardia e le principali organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale (Fimmg e Snami). Intanto la Regioned  è in grave affanno e resta all'ultimo posto in Italia per quota di dosi somministrate: il 30,8% contro il 75,2% della Campania (dati al 9 gennaio). 

L'impegno dei medici lombardi sarà su base volontaria, partirà «non appena sarà disponibile il vaccino di Moderna e l'obiettivo è di arrivare a vaccinare entro fine ottobre circa 5 milioni di dosi in Lombardia», afferma Fiorenzo Corti, vicesegretario nazionale della Fimmg (Federazione italiana medici medicina generale). 

 «La Regione prevede che, su un totale di 18 milioni di somministrazioni del vaccino, 5 milioni siano fatti dai medici di famiglia entro fine ottobre», precisa Paola Pedrini, segretario regionale di Fimmg Lombardia. 

I medici di famiglia potranno somministrare il vaccino anti-Covid nel proprio studio, ove possibile, o avvalendosi di strutture messe a disposizione dai comuni o altri enti territoriali, o delegando i propri assistiti ad altri colleghi, e si sono resi disponibili a vaccinare anche nelle Rsa ove ce ne sia bisogno.

L'accordo prevede che l'Ats monitori l'andamento della campagna vaccinale attraverso un confronto (con cadenza almeno quindicinale) con il Comitato Aziendale, comunicando i risultati ed eventuali criticità alla Direzione Generale Welfare.

Con cadenza mensile invece l'Ats e il Comitato Aziendale definiranno il programma vaccinale, verificando le necessità rispetto all'apporto dei medici di medicina generale. «Ogni singola Ats siglerà un accordo con i sindacati su base provinciale, ricalcando l'accordo regionale».

È stato inoltre previsto un fondo regionale di 1,5 milioni di euro per aumentare del 20% le ore del personale di studio che si occuperà delle vaccinazioni e delle chiamate dei pazienti, ed è previsto in un secondo momento anche il recupero dei non responder, cioè di chi non ha risposto alla prima chiamata o è scettico, con un lavoro di counseling.

Il medico di medicina generale potrà anche avvalersi delle cooperative dei medici di famiglia operanti sul territorio regionale per le fasi di reclutamento, recupero dei non responder oltre che in quelle relative all'organizzazione dell'accesso.

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