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Palazzo Lombardia lo aveva annunciato in un'attesa conferenza stampa il 9 ottobre scorso. “La campagna antinfluenzale partirà il 19 ottobre,  abbiamo 2,9 milioni di dosi e siamo in grado di vaccinare non solo le categorie a rischio ma anche i bambini dai 2 ai 6 anni e la fascia 60-64”, aveva dichiarato un mese fa il Direttore generale Welfare della Regione, Marco Trivelli. 

Queste erano, del resto, le raccomandazioni che il ministero della Salute aveva inviato alle Regioni italiane il 5 giugno scorso: in previsione di una seconda ondata della pandemia di Covid-19 e vista la similitudine dei sintomi con l’influenza, le vaccinazioni possono prevenire le complicanze, agevolando la diagnosi differenziale dei medici di famiglia ed evitando il sovraccarico degli ospedali. Da qui l'invito ad anticipare la campagna ai primi di ottobre.

A differenza di regioni come Veneto, Toscana, Emilia - Romagna, Sicilia, Lazio, Campania e tante altre dove molti cittadini si sono già vaccinati, la Lombardia ha registrato gravi ritardi e difficoltà, nonostante sia l'area più colpita dalla seconda ondata della pandemia . Disagi e caos in particolare nell'area metropolitana di Milano, che ha la metà dei nuovi casi lombardi e terapie intensive ben oltre il limite di guardia: i centri vaccinali pubblici hanno aperto le prenotazioni solo il 3 novembre (in realtà, a sorpresa, già il 2 era possibile prenotarsi, all'insaputa dei più: in poche ore i call center della ATS metropolitana - una sola “agenzia” per 3 milioni e mezzo di utenti - sono stati presi d’assalto e già dal secondo giorno non accettavano più prenotazioni fino al 20 novembre.

Nell'hinterland, parecchi appuntamenti sono stati fissati in strutture territoriali distanti decine di chilometri dai comuni di residenza, creando ulteriori disagi a molti anziani impossibilitati a muoversi. Senza considerare che nella regione ormai "zona rossa" non sono consentiti gli spostamenti al di fuori del proprio comune.

Molte persone over-65, pazienti cronici e oncologici e donne incinte, categorie per le quali in un momento come questo la vaccinazione è particolarmente consigliata, non sono neppure riusciti a collegarsi con il numero verde.

Cittadini esasperati, preoccupati e ansiosi di vaccinarsi: una situazione caotica al punto da scatenare la protesta di 71 sindaci dell'hinterland milanese, di colore politico diverso, che hanno scritto una lettera di protesta al presidente della Lombardia Luciano Fontana e all'assessore alla Sanitù Giulio Gallera. 

Ed è caos per le vaccinazioni anche presso i medici di famiglia che sono da sempre il punto di riferimento per gli appuntamenti antinfluenzali. Quest'anno, però, i dottori hanno ricevuto i vaccini in ritardo e a singhiozzo: le prime 50 dosi sono arrivate entro i primi di novembre in due tranche di 30 e 20 dosi, e altre 50 dosi sono previste con lo stesso meccanismo. In tutto 100 dosi per ogni medico: una quantità insufficiente per chi ha in media 5-600 pazienti da vaccinare e ora confida in un quantitativo più consistente entro il 18 dicembre.

Non tutti saranno però disponibili a vaccinare. È infatti più che raddoppiata la quota di medici che non aderiscono alla campagna vaccinale: quest’anno sono il 20 per cento (l’anno scorso erano l’8%), per un totale di 400 medici su 2095 dottori di medicina generale nell’area metropolitana. “La stragrande maggioranza dei colleghi ha sempre vaccinato, ma in questa nuova situazione emergenziale  forse non riescono a far fronte anche a questo impegno - spiega Maria Grazia Manfredi, dottoressa di medicina generale e consigliera dell’Ordine dei Medici di Milano - : bisogna infatti considerare che le nostre giornata lavorative ormai sono non stop: riceviamo in media centinaia di telefonate al giorno, siamo chiamati a visitare, valutare e monitorare i casi sospetti covid, prenotando i tamponi molecolari, e nel frattempo dobbiamo seguire tantissimi pazienti che si sono contagiati, oltre a tutti gli altri assistiti che hanno malattie croniche, gli anziani e i fragili... ed ora siamo stati chiamati a fare in tamponi rapidi, cosa che per molti colleghi con ambulatori piccoli e vincoli condominiali è praticamente impossibile". Inoltre, quest'anno la scheda di adesione era più sfumata e prevedeva diverse possibilità per chi aderiva alla vaccinazione, compresa quella di consigliare ai nostri assistiti di vaccinarsi ma in caso di impossilità, indirizzarli verso centri vaccinali o altri colleghi".

È chiaro che la pandemia rende tutto molto più complicato: ogni appuntamento vaccinale deve essere fissato senza creare assembramenti negli ambulatori e seguendo il cronoprogramma della Regione: prima i cronici, poi gli anziani e quindi, a dicembre, in piena stagione influenzale, sarà la volta della fascia 60-64 anni, sempre se saranno disponibili dosi sufficienti.

Ed ecco la prima domanda: ci saranno vaccini per tutti?

In Lombardia, su 10 milioni di abitanti si contano 2,2 milioni di over-65 e 600mila tra i 60 e i 64 anni. L’assessore al Welfare, Giulio Gallera, assicura che la situazione “è sotto controllo” e che “la campagna vaccinale 2020/2021 potrà contare, nel complesso, su 2,9 milioni di dosi” vaccinali.

Ma altri interrogativi restano aperti, e riguardano in primis l’approvvigionamento dei vaccini, con troppe gare andate a vuoto indette da ARIA Spa (l’Azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti) che hanno fatto perdere tempo prezioso ed ora sono oggetto di un fascicolo d'inchiesta aperto dalla Procura di Milano, per ora senza indagati. 

Dalla prima gara nel febbraio scorso, andata deserta a causa del prezzo a base d’asta di 4,5 euro, ritenuto troppo basso dai fornitori, a una seconda gara ad aprile, revocata per modifica dei quantitativi e indetta nuovamente, per 2 milioni di dosi e allo stesso prezzo, ma anch’essa disertata dalle aziende. Altre 4 successive gare sono state invece aggiudicate tra giugno e settembre, con prezzi sempre più alti, fino al 6 ottobre quando si è arrivati a pagare 26 euro per un vaccino di importazione in attesa di autorizzazione dell’Agenzia italiana del farmaco. E sono 500mila le dosi comprate in quella gara integrativa, per due prodotti importati in attesa dell’ok di Aifa.

Ma altri vaccini sono stati acquistati senza che avessero ottenuto l’indicazione da AIFA per la campagna 2020-21, come risulta dall’inchiesta di Temasalute.it, pubblicata da Milanosud.  

Si tratta di 168mila dosi del quadrivalente EFLUELDA (Sanofi) e di 800mila dosi di FLUAD Tetra (Seqiros), entrambi destinati agli anziani. Il Fluad tetra figura nel documento della direzione Welfare come uno dei vaccini da distribuire ai medici per questa campagna antinfluenzale, ma non compare invece nel documento di gara di ARIA Spa, che registra l’acquisto di 800mila dosi di FLUAD “trivalente”. Quale vaccino arriverà alla fine agli over-65  lombardi? Sulla questione, la consigliera regionale Carmela Rozza (Pd), ha presentato un’interrogazione alla Giunta ma per ora non ci sono risposte. 

Intanto, la Regione ha bloccato la distribuzione di 168mila dosi di EFLUELDA (Sanofi), dopo la denuncia della stessa consigliera Rozza, relativa alla mancata indicazione AIFA per la  stagione 2020-21 perché non ha presentato l'aggiornamento dei ceppi virali in base alle raccomandazioni Oms. Il vaccino è stato sostituito con un prodotto che sarà importato dagli Stati Uniti, Fluzone High-Dose Quadrivalent, che ha le stesse indicazioni terapeutiche ma è regolarmente autorizzato in Usa.  

Arriviamo così all’ultimo atto: una gara lampo, indetta con procedura urgente il 28 ottobre e conclusa il 29, per 150mila dosi di vaccini antinfluenzali quadrivalenti: pagina Ariavalore della gara 1 milione e 950mila euro, Iva esclusa. A questo proposito l’opposizione in consiglio regionale, per voce del consigliere regionale democratico Samuele Astuti ha chiesto spiegazioni alla Giunta: perché indire una dodicesima gara se la situazione è “sotto controllo”? Sul caso, come rivelato da un quotidiano, hanno avviato verifiche i carabilieri dei Nas di Trento e la guardia di finanza di Bolzano: la fornitura sarebbe stata affidata a una società che gestisce uno studio dentistico in Alto Adige ma che non risulterebbe nella lista del ministero della Salute relativa agli intermediari di prodotti farmaceutici.  

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