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Su un totale di oltre 235mila casi di Covid-19 in Italia, quasi il 40% (oltre 89mila casi) si trova in Lombardia. Questa regione ha anche il più alto numero di decessi – più di 16mila all'inizio di giugno 2020 - e il tasso di letalità maggiore d'Italia, 18 per cento  Ma la Lombardia ha anche altri primati negativi. In primis il numero più basso in Italia di tamponi in rapporto ai contagi: qui si registra infatti un caso positivo al Coronavirus ogni 5 lombardi sottoposti al tampone, 

diversamente ad esempio dal Veneto, dove si rileva un caso positivo su 17 soggetti testati (si veda l’infografica elaborata per Tema Salute da Bruno Olivieri). Tanto che oggi, all’inizio della Fase 3, la Lombardia continua ad avere l'inquietante record del più alto incremento di casi positivi in Italia: circa il 70% dei nuovi casi si registra in questa regione.

info tamponi interna 

Esaminando i dati relativi al periodo compreso tra l’8 marzo e il 31 maggio 2020, una fotografia, elaborata dal consigliere regionale dem Samuele Astuti, docente all'Università LIUC di Castellanza, evidenzia le differenze tra le Regioni italiane nella gestione dei test diagnostici: e sono proprio questi, i tamponi nasofaringei, che costituiscono il primo elemento fondamentale della cosiddetta “strategia delle 3 T” (Test, Trace & Treat ) necessaria per il contenimento del contagio epidemico.

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“La strategia della Regione Lombardia – osserva Astuti - rimane attestata su numeri insufficienti e molto variabili di giorno in giorno. In questi ultimi giorni, la percentuale di tamponi positivi rispetto ai tamponi efficaci è scesa fin quasi al 4 per cento. Rispetto alle “tre T” la giunta regionale della Lombardia ha investito molto sulla terza, quella basata sull’allestimento dei posti letto e delle terapie intensive, mentre è evidente che non riesca ad attivare politiche di gestione efficace dei tamponi e dei test in generale. Cosa che rende, di conseguenza, impossibile la gestione del tracciamento (la seconda T). Eppure, nelle fasi successive al lockdown, il tracciamento del contagio è essenziale per evitare una nuova chiusura”.

E veniamo ai dati. La Lombardia (si veda la tabella realtiva al periodo che va dall'8 marzo al 31 maggio 2020), con una popolazione di 10.060.574 abitanti, ha testato con tampone 445.930 persone (il numero di tamponi effettuati è pari a 753.874, poiché comprende anche i test di controllo successivi a una diagnosi positiva). Il totale di casi positivi, al 31 maggio scorso, è pari a 88.968. Il Veneto, con una popolazione di 4.905.854 abitanti (all’incirca la metà di quella lombarda), ha testato 333.834 persone (il numero di tamponi effettuati è pari a 669.768, poiché comprende anche i test di controllo dopo diagnosi positiva). Al 31 maggio, i casi positivi in Veneto erano 19.152.

tabella tamponi interna

Queste cifre mostrano che il Veneto, fatte le dovute proporzioni, ha effettuato un numero di tamponi che è all’incirca il doppio di quello della Lombardia, mentre il numero dei casi positivi è nettamente inferiore, pari un quarto di quelli lombardi, evidenziando così anche una migliore gestione della situazione epidemica. 

Intanto, i sindaci di numerosi paesi della provincia di Brescia, tra i più colpiti dalla pandemia, hanno inviato una lettera al governatore della Lombardia, Attilio Fontana, chiedendo test gratuiti per accertare quale percentuale di abitanti sia già entrata in contatto con il Coronavirus. Si tratta di paesi che devono fare i conti anche con l’emergenza economica e occupazionale dei cittadini, per questo i sindaci chiedono la gratuità degli esami. Ma dalla Regione è arrivata una risposta negativa.

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