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“Cosa ho imparato dalla malattia? Io non sono il tumore, sono una persona che ha un tumore che, se affrontato nel modo corretto, ti permette di vivere in modo più che normale. Un suggerimento però mi sento di darlo: non fate come me che ho aspettato di avere 65 anni prima di fare un controllo serio, una colonscopia: vi eviterete un percorso fatto di sofferenze e di angosce, che talvolta sembrano travolgerti”.

A parlare è Stefano, “vicino di casa” dell’Istituto Oncologico Veneto, residente poco distante dall’ospedale Busonera, che mai avrebbe detto che proprio il Busonera sarebbe diventato, per un po’, la sua “seconda casa”. La diagnosi arriva come un fulmine a ciel sereno, a settembre 2017: tumore al colon retto. “Da lì comincia un percorso, lo ammetto, durissimo. Fortunatamente in circa una settimana sono ricevuto dalla dottoressa Sara Galuppo della Radioterapia dello IOV che mi traccia il percorso che il mio tumore potrebbe avere, senza tralasciare la soluzione peggiore ovvero intervento chirurgico con stomia definitiva, il tutto spiegato con grande empatia e umanità. Penso: “Figurati, un po' di radio e chemio e torno come nuovo”. Dopo gli esami di rito, arriva il momento della radioterapia: trenta sedute giornaliere e contemporanea chemio ad inizio e fine radioterapia. Devastante: dimagrisco di oltre 10 chili. Lì ho la percezione che il percorso sarà durissimo e che non devo cedere”.

Stefano deve attendere sei mesi per vedere effetto delle terapie. Il tumore regredisce, ma necessita di intervento chirurgico. “In quei sei mesi entra in gioco la dottoressa Francesca Bergamo sempre dello IOV che mi visita più volte, con empatia e disponibilità, e mi ragguaglia circa gravità del mio male”. Ad agosto 2018 Stefano entra in sala operatoria. “Il professor Salvatore Pucciarelli (Clinica chirurgica 1 dell’Azienda ospedaliera Università) mi opera dopo avermi spiegato che sarà un intervento particolarmente complicato, intervento che dura ben oltre 10 ore con amputazione addomino-perineale del colon retto, resezione del coccige e della 5ª vertebra sacrale, ricostruzione pelvico sacrale con lembo muscolo cutaneo. Mi sveglio in rianimazione e penso: dai è andata bene, sono vivo”.

Ventiquattro giorni di ospedale e poi a casa dove comincia un difficile recupero, ma sempre con la volontà di non mollare. Passano altri sei mesi e nel marzo del 2019 ricompare una recidiva locale. “Grazie allo IOV, alle dottoresse Sara Lonardi, Francesca Bergamo e Alessandra Anna Prete vengo inserito a marzo 2019 in una terapia sperimentale con chemio bisettimanale, attualmente sono alla settantesima. Voglio evidenziare la comprensione, la disponibilità, la grande professionalità di tutto il personale: oggi quando vengo allo IOV per le chemio, ci vengo con piacere perché so che sarò accudito da persone fantastiche. Non solo le infermiere addette ai prelievi e alla inoculazione del farmaco, anche la dottoressa Prete, colei che mi visita con assoluta professionalità e cordialità, sono diventate persone a me care, che sanno anche rendermi di buon umore”.

Seguono ulteriori problemi di salute, ma Stefano non perde l’energia, anzi. “Sempre con la convinzione che bisogna sempre essere grati allo IOV che mi permette di condurre una vita praticamente normale. Talmente normale che le ultime due estati le ho trascorse al mare e da giugno dell'anno scorso ho ricominciato a giocare a tennis una / due volte a settimana, con risultati più che soddisfacenti”. Domani è in calendario una gara importante: inizia il torneo tennistico “della riscossa”.

“Siamo perfettamente consapevoli che non tutte le storie di tumore finiscono bene e non basta la volontà di non mollare per sconfiggere la malattia, ma non perdere mai la voglia di combattere è di grande aiuto – osserva il Direttore Generale dello IOV – IRCCS Patrizia Benini – per affrontare il presente e il futuro al meglio delle potenzialità che la scienza medica attualmente offre. Grazie al signor Stefano, al suo entusiasmo e alla sua riconoscenza verso il nostro personale”.

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