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Sono centinaia i conflitti armati, più o meno dimenticati, esplosi nel mondo dal Dopoguerra: e si calcola che abbiano causato un numero di vittime superiore a quello della seconda guerra mondiale. Oggi, l’eco di una guerra più vicina ha invaso la nostra quotidianità con la sua spietatezza, gli orrori, i drammi umanitari; assistiamo perfino a minacce nucleari che ci lasciano attoniti e spaventati.

Di fronte a uno scenario così apocalittico, le Proposte di Pace che Daisaku Ikeda, dal 1983, invia ogni anno alle Nazioni Unite rappresentano un materiale raro e prezioso.  È un “no” alla guerra senza se e senza ma, quello del costruttore di pace Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale (SGI) che ha dedicato la sua vita ad affermare il potere del dialogo, della compassione e la priorità assoluta del rispetto e della sacralità della vita. Un valore supremo, che il Buddismo antepone ai valori dello stato e della nazione. 

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Di fronte alle guerre e a problemi sempre più urgenti per il pianeta come povertà, degrado ambientale, divario Nord-Sud, pandemie, lo sguardo di Ikeda si concentra sul filo luminoso della speranza: la sua ampia visione, basata sull’umanesimo buddista e scevra da letture ideologiche, punta a comprendere le radici profonde dei problemi  e degli eventi che l’umanità si trova ad affrontare, anno dopo anno.

Ed è come rileggere quarant’anni di storia contemporanea, dalla fine della guerra fredda ai giorni nostri,  in una prospettiva più larga e inclusiva che abbraccia insieme Est e Ovest, Nord e Sud del mondo, offrendoci delle coordinate ulteriori  per geolocalizzarsi in uno scenario complesso.
Ikeda, ad esempio, osserva realisticamente che “vi sono due tendenze in competizione oggi nel mondo, una verso il disarmo e l’altra verso una corsa agli armamenti in continua escalation”. Per quanto riguarda la prima, come non pensare agli sforzi della società civile e della diplomazia culminati nel recente Trattato per la proibizione delle armi nucleari?  Per quanto riguarda invece la seconda, è di questi giorni la decisione dei governi europei di destinare ulteriori fondi alle spese militari in vista di una difesa comune del Vecchio Continente.  

Ecco, le riflessioni di Ikeda sugli ultimi decenni ci forniscono una bussola per orientarci nel presente – la nostra epoca dominata da guerre, povertà, degrado ambientale, migrazioni, pandemie - e al tempo stesso ci aiutano a mantenere la rotta della costruzione della pace.

A questo proposito, il costruttore di pace Ikeda invita innanzitutto ad approfondire la comprensione degli eventi, a rifiutare un approccio superficiale ed emotivo.  “Ora è il momento di conquistare la più ampia visione possibile sulla nostra era, e applicare tutta la saggezza a nostra disposizione a un piano a lungo raggio per la pace mondiale. È estremamente necessario analizzare serenamente e oggettivamente che genere di epoca abbiamo di fronte, in che punto della storia si trova l’umanità, allo scopo di comprendere con chiarezza cosa sta succedendo e quali sono le nostre prospettive per il futuro”.

Rispetto allo scenario attuale, e alle crescenti minacce per il pianeta, Ikeda osserva che l’ordine mondiale basato sulla guerra fredda ha da tempo lasciato il posto a una lunga fase di transizione: la ricerca di un nuovo ordine, spiega, può comportare “un caos inevitabile, con l’emergenza di nuovi nazionalismi e dittature”. C’è anche un riferimento all’Ucraina: Sensei ricorda che questo paese “ha ereditato imponenti riserve di armi atomiche all’epoca del crollo dell’Unione Sovietica, ma ha scelto di rinunciarvi in cambio di assicurazioni di sicurezza e assistenza economica da parte di Stati Uniti, Russia e altri paesi” (2008).

Alla luce di quanto sta accadendo oggi in Europa, molte affermazioni di Ikeda appaiono anticipatrici. “Se le energie liberate dall’orgoglio etnico e dal desiderio di libertà non trovano canali adeguati – scrive nel 1991 - potrebbero derivarne guerre e conflitti (…) Per di più, l’Unione Sovietica e le nazioni dell’Est europeo lottano contro complessi problemi etnici”.

Ma soprattutto, le Proposte di Pace di Ikeda, oltre a fornirci la bussola per orientarci nel presente, indicano costantemente la meta da raggiungere, la stella polare a cui guardano i naviganti di notte nel mare scuro. Il nostro maestro non ha dubbi sul potere dirompente della società civile e della gente comune, sulla “forza tellurica” delle persone che si impegnano ogni giorno per affermare il loro diritto all’esistenza, alla pace, alla felicità.  Egli ha una fiducia illimitata nel “potere morbido” della cooperazione e dell’unione, ciò che costituisce il principio fondante delle Nazioni Unite a cui ogni anno, dal 1983, invia puntualmente le sue Proposte.

“La superficie della storia è costellata di molti eventi fuorvianti, ma non dovremmo farci incantare da questi fenomeni passeggeri”, scrive Ikeda nel 1988. “Osserviamo invece attentamente la forte e profonda corrente che determina realmente la storia umana. Questa corrente non è nient’altro che la volontà della gente, e la gente del mondo ovviamente non vede l’ora di arrivare a un mondo senza guerre, un mondo di pace eterna. Per concludere, tenendo sempre presente l’immutabile principio guida della Soka Gakkai Internazionale di “stare dalla parte della gente”, noi della SGI promettiamo solennemente di continuare anche quest’anno a dedicarci alla causa della costruzione di una società pacifica”.