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A che punto siamo con le “modifiche obbligatorie” che quattro mesi fa il ministro della Salute Roberto Speranza ha chiesto al presidente Attilio Fontana di apportare alla legge n.23/2015 della sanità lombarda? “Sarebbe opportuno porre in atto tali interventi con tempestività, al fine di rendere operative le indicazioni fornite”, si legge nel documento del ministero, inviato il 16 dicembre scorso ai vertici di Regione Lombardia.  

Il messaggio del Governo è dunque perentorio, ma la Giunta Fontana è in grave ritardo sui cambiamenti richiesti: secondo il cronoprogramma annunciato, le “linee guida” per riorganizzare il sistema sociosanitario lombardo dovrebbero arrivare solo ai primi di maggio, mentre il progetto di legge vero e proprio è previsto a fine luglio. Il tutto verrà elaborato in modalità ristretta dai vertici regionali, in primis dall'assessorato al Welfare di Letizia Moratti, e non sarà invece il frutto di un confronto tra tutte le forze politiche, come sarebbe  auspicabile, vista l'ampiezza della materia, oggetto della verifica ministeriale, e le criticità venute a galla durante la pandemia, nella regione più colpita.  

L'audizione di Vittorio Carreri 

Ha affrontato queste problematiche Vittorio Carreri, il medico igienista che per 30 anni, dal 1973 al 2003, ha guidato la Prevenzione di Regione Lombardia, nella sua audizione del 31 marzo in Commissione III Sanità e Politiche Sociali, l'organismo del Consiglio regionale deputato all'iniziativa legislativa in materia sanitaria. L'esperto è oggi portavoce del Movimento per la Difesa e il miglioramento del SSN.

“È chiaro che non intendo commentare – ha esordito Vittorio Carreri - le oltre 70 pagine del documento AGENAS, inviato dal Ministro della Salute al Presidente della Regione Lombardia in data 16 dicembre 2020. Sono trascorsi 105 giorni". "Un'analisi puntuale è invece stata fatta "dal Movimento culturale per la difesa e il miglioramento del SSN che rappresento e che ha anche fatto tempestivamente concrete proposte per un nuovo Servizio Sociosanitario della Regione Lombardia. Non userò mai la parola “SISTEMA” (sanitario, ndr) perché impropria e fuorviante”.

Quindi Carreri ha ricordato che il 25 febbraio 2021, il Consiglio comunale della città martire di Bergamo, ha approvato un Ordine del giorno con il quale si impegna il Sindaco e la Giunta comunale "a farsi promotore presso il Presidente della Regione Lombardia, affinchè avvii al più presto il percorso di revisione della l.r. 23/2015 e, al tempo stesso, si consideri nel nuovo servizio sociosanitario lombardo un maggior coinvolgimento delle rappresentanze locali nella pianificazione sanitaria territoriale, con un ruolo attivo nelle decisioni che riguardano l’assistenza sociosanitaria del territorio che amministrano e non con un semplice ruolo di tipo consultivo".

UN CENNO ALLE ORIGINI DELLA RIFORMA SANITARIA

L'esperto di prevenzione ha ricordato che "Il primo “Progetto di riforma dell’ordinamento sanitario italiano” è stato presentato dal professor Augusto Giovanardi della Università degli Studi di Padova per conto del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) nel mese di settembre del 1945. Per avere una vera riforma sanitaria e un Servizio Sanitario Nazionale bisogna tuttavia attendere l’anno 1978. Aggiungo per i numerosi statalisti e centralisti del nostro tempo, che senza la istituzione delle Regioni a Statuto Ordinario nel 1970, l’Italia non avrebbe avuto il SSN. Aggiungo inoltre che se il Governo nazionale avesse avuto il dovuto rispetto per i principi e i valori della legge 833 del 1978, non avrebbe potuto e dovuto approvare la L.R. 23 del 2015 sia pure come sperimentale e a tempo".

L’ANALISI DI AGENAS

Venendo alle modifiche richieste dal Governo a regione Lombardia, Vittorio Carreri ha detto che "L’Agenzia ministeriale di AGENAS con la Scuola superiore “Sant’Anna” di Pisa, hanno fatto una dettagliata analisi dei 5 anni della legge regionale in oggetto. Qualche valutazione forse non è priva di critica come le presunte performance di contrasto della cronicità. Stessi dubbi e perplessità sulla ATS unica con articolazioni territoriali. Comunque la Regione non può gestire sevizi e presidi direttamente. L’Azienda zero della Regione del Veneto è ben altra cosa. Si interessa infatti soprattutto di programmazione, indirizzo, concorsi, osservatorio epidemiologico. Il resto dell’analisi, delle valutazioni, delle proposte e della tempistica, sono mio avviso nel complesso condivisibili". "Forse esagerando un po’  mi permetto di dire che comunque la legge regionale 23 del 2015 è per alcuni aspetti di dubbia costituzionalità e anche illegittima. Uno degli aspetti più criticabili è l’avere stabilito che la sanità privata e quella pubblica: pari sono. Tutti sanno invece che la sanità privata può essere solamente integrativa di quella pubblica. Il SSN e le sue articolazione periferiche inoltre non possono che essere: unitarie e globali. Le 8 ATS sono una brutta copia delle 15 ASL e le 27 ASSL-Aziende Ospedaliere sono peggio delle 27 Aziende Ospedaliere della L.R. 31 del 1997. La prevenzione in particolare è stata semidistrutta specie negli ultimi 10 anni. Abbiamo pagato un conto assai severo, anzi drammatico specie con la pandemia virale. C’è un mio libro dal titolo significativo “LA PREVENZIONE DIMEZZATA” pubblicato nell’ottobre 2019, che segnalava anche prima della pandemia da Covid-19, che si stava ledendo il diritto alla prevenzione e alla tutela della salute per milioni di persone. Sono state ridotte sia le ASL che i Dipartimenti di Prevenzione. Inoltre dimezzato il personale. I Laboratori di Sanità Pubblica da una quindicina, ora ne abbiamo solamente tre chiamati Laboratori di Prevenzione (Varese, Milano, Brescia)".

IL GRANDE SCANDALO

palazzo lombardia"Con la L.R. 23 del 2015 si è fatta una scelta assai grave - ha coninuato Carreri nella sua audizione -.  Si istituisce l’ATS della Città metropolitana milanese a cui si associa per assurdo anche la Provincia di Lodi con un solo Dipartimento di Igiene e di Prevenzione Sanitaria per 3,5 milioni di persone. Nessuna meraviglia dunque se i dirigenti di quella abnorme ATS, sono stati i primi ad alzare “bandiera bianca” in quanto impossibilitati a fare le indispensabili indagini epidemiologiche per un efficace contrasto dei contagi del virus pandemico. Il dimensionamento corretto, funzionale, socio economico, storico al territorio è una precondizione del decentramento istituzionale, della partecipazione degli utenti del servizio socio sanitario e soprattutto del controllo democratico. Mi pare doveroso ricordare che un’indagine conoscitiva della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati su “La rete di prevenzione dei rischi produttivi. Lavorativi e ambientali” portata a termine nel periodo luglio 1988 – luglio 1989, aveva evidenziato che il personale dei servizi e dei presidi delle USSL della Regione Lombardia (Igiene Pubblica e Ambientale, Tutela della Salute nei Luoghi di Lavoro, Medicina Veterinaria, Presidi Multizonali di Igiene e Prevenzione) era pari a 4.111 unità. Secondo la Commissione parlamentare, le dotazioni organiche stabilite per detti Servizi e Presidi erano pari indicate in 8,038 operatori. Oggi negli 8 Dipartimenti di Igiene e Prevenzione Sanitaria delle ATS il personale supera di poco le 2.500 unità. L’unico LEA sul quale si “risparmia” è incredibilmente il primo, quello sulla prevenzione e sulla sanità pubblica. Al posto del 5% della spesa sanitaria(FSN) ritenuto indispensabile per la prevenzione, si spende il 4,1%".

CHE FARE?

"AGENAS ci dà molte indicazioni che il legislatore regionale deve tenere ben presenti - ha spiegato l'esperto di prevenzione -.  Alcune sono vere e proprie priorità:

UNITÀ E RADICAMENTO AL TERRITORIO

Fondamentale, secondo Carreri,  è dunque una semplificazione e una razionalizzazione della sanità lombarda, che deve puntare a ritrovare una unitarietà tra le attività di prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione.  "La separazione iniziata con la L.R. 31 del 1997 e aggravata dalla L.R. 23 del 2015 tra le ATS e le ASST-Aziende ospedaliere non può più continuare. Non parliamo dei troppi IRCCS pubblici e privati. Questa assurda, confusa e diseconomica entificazione è la concausa efficiente della malasanità prima e durante la pandemia virale con il dramma di oltre 30.500 morti per covid-19. Come nella Regione del Veneto e nella Regione Emilia-Romagna, abbiamo bisogno assolutamente di Aziende Unità Locali Socio Sanitarie (AULSS) dove prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione stanno insieme. Anche il Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze, va tolto dall’Ospedale e riportato nel territorio. Le AULSS vanno insediate nei territori delle Province Lombarde, fatta eccezione per Milano(3) e per Brescia(2). I pilastri del SSSR sono essenzialmente tre:

Alcuni ospedali a mio avviso, specie quelli sede delle Facoltà di medicina e chirurgia possono essere classificatì come Aziende sanitarie autonome. Gli altri ospedali dovrebbero far parte delle AULSS".

PIANI E PROGRAMMI URGENTI ED IRRINUNCIABILI

Infine, ecco secondo Vittorio Carreri i documenti da approvare urgentemente