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Oltre 2.421 abitanti per medico a Gratosoglio e nei quartieri Missaglia e Terrazze; 2.212 alla Barona, 2.079 a Lorenteggio e 1.936 al Giambellino: molti di più rispetto al massimale consentito di 1.500 assistiti e al “rapporto ottimale” di un medico per 1.300 abitanti indicato a livello regionale. 

È una situazione a macchia di leopardo quella delineata dall’inchiesta di MilanoSud e Temasalute.it sui medici di famiglia, in base all’elaborazione degli open data del Comune di Milano e di ATS Città Metropolitana: l’indagine prende in considerazione i “Nil” (Nuclei di Identità Locale), che riuniscono gruppi di quartieri cittadini, utilizzati dal Comune per le attività di programmazione.

In base ai dati emersi, in alcuni quartieri a sud della città, caratterizzati da un’alta percentuale di anziani, sono presenti pochi ambulatori (si veda la tabella), mentre in altri quartieri come Porta Genova (890) e Lodi-Corvetto (958), dove la quota di over-65 è più bassa, si registrano medie di 900 abitanti per ogni dottore.tab finale 

Ciò che salta agli occhi è una preoccupante disomogeneità delle cure territoriali e in particolare della medicina generale convenzionata. Nell’epoca post-Covid, la questione è più che mai sotto i riflettori, visto che la pandemia ha reso ancor più evidenti queste carenze strutturali: e anche se in città il rapporto tra popolazione e medici è nel complesso in linea con quello definito “ottimale” (con 1.406 abitanti per medico) in alcune aree l’accesso all’assistenza primaria è difficoltoso. Anche nell’area metropolitana, che conta 3,5 milioni di abitanti, si registrano carenze importanti, tanto che il massimale dei medici è stato alzato fino a 1.800 assistiti.

E i problemi potrebbero acuirsi notevolmente nei prossimi mesi, quando si prevede che vadano in pensione molti degli 828 dottori di famiglia oggi attivi a Milano (questo il totale fornito da Ats-Milano: la lieve discrepanza con il totale dei medici, 867, riportato in tabella, è attribuibile ai tempi di registrazione degli open data utilizzati da MilanoSud, ndr).

È il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, a lanciare l’allarme: «La cronica carenza di medici di medicina generale è destinata a peggiorare – spiega Rossi, dottore di famiglia e presidente provinciale del sindacato Snami -. Secondo il nostro osservatorio, la Lombardia si troverà tra breve a fare i conti con almeno 900 posti carenti, un terzo di questi nell’area metropolitana di Milano e circa 130 in città".

Dal grafico elaborato da MilanoSud sugli open data di Ats-Milano si evince chiaramente che a Milano città i medici over-67 e dunque potenzialmente pensionabili sono 127, pari al 14,6% del totale.  medici over 67

 "Il problema che ormai rileviamo da tempo - sottolinea Roberto Carlo Rossi -  è la difficoltà di reperire nuovi medici: basta pensare che negli ultimi tre anni la Regione ha pubblicato bandi per centinaia di posti, ma solo qualche decina di dottori ha risposto all’appello…». 

E che la questione del reclutamento sia oggi cruciale lo conferma anche l’Ats di Milano. «Il bando pubblicato lo scorso marzo riguardava un totale di 200 posti carenti in Lombardia, ma le risposte sono state solo 40», sottolinea Galdino Cassavia, direttore del Dipartimento di Cure Primarie di Ats Milano. Anche il successivo bando estivo è stato un flop. 

Quanto all’ultimo concorso, pubblicato a settembre per 17 posti carenti banditi a Milano città, al momento della chiusura ha registrato sette risposte pervenute. Il bando era rivolto ai medici in formazione, ossia ai laureati che stanno seguendo il corso triennale per diventare dottori di medicina generale. Per loro il massimale è ridotto a 650 assistiti.  «In questi i giorni – spiega Cassavia - stiamo assegnando i nuovi incarichi e per ogni Municipio indichiamo anche i Quartieri nei quali indirizzare i medici. I numeri pubblicati riguardano il rapporto di un medico ogni 1.300 residenti, mentre è consentito averne in carico 1.500. In altre parole, noi sovrastimiamo il fabbisogno. Peccato che non ci siano sufficienti medici che accettano».

È interessante rilevare, a questo proposito, la percentuali dei medici calcolate in base alle diverse fasce di età.età medici di baseIl grafico elaborato da Milanosud mostra che i dottori di famiglia under-40 sono 94, ossia il 10,8% del totale, mentre quelli tra 40 e 50 anni sono 55, pari al 6,3%. La maggior parte dei dottori di famiglia appartiene alle fasce 50-60 (con 213 medici, pari al 24,5%) e a quella over-60 (505 medici, ossia il 58,2 %).

Perché mancano i medici di medicina generale? Come vengono reclutati e come far sì che scelgano di lavorare nei quartieri più sguarniti?

Per far fronte fabbisogno, ogni anno, a marzo, Regione Lombardia pubblica le zone carenti di assistenza primaria nei vari ambiti territoriali, in base alla normativa nazionale. A Milano città vengono indicati i posti da coprire nei vari Municipi. Per partecipare al bando un medico deve essere in possesso di tutti i requisiti, come l’iscrizione alle graduatorie regionali. L’Ats cerca quindi di indirizzare i medici verso le macroaree carenti, ponendo dei vincoli sui municipi, ma poi ogni dottore è tenuto a trovare in autonomia i locali per l’ambulatorio nell’area indicata. 

Il medico di famiglia è infatti un libero professionista con partita Iva che firma una convenzione con la Regione: per ogni assistito riceve una quota capitaria base, pari a 40 euro l’anno, ma deve aprire a sue spese lo studio sostenendo una parte dei costi di attività (alcuni rimborsi sono previsti) e versare i contributi previdenziali. La scelta della sede, così come quella del quartiere in cui operare, è dunque guidata da diversi fattori, in primis la sicurezza e l’economicità degli spazi. Ed è chiaro che in base a questi parametri alcune zone della città risultano più appetibili rispetto ad altre.rossi omceo

Come spiegare, infine, l’attuale carenza di medici di famiglia? Secondo il presidente dell’Ordine dei Medici, Roberto Carlo Rossi, «Assistiamo a una crisi motivazionale causata da una scarsa considerazione sempre più diffusa di questa figura professionale, mentre la professione è divenuta sempre meno redditizia soprattutto nella fase iniziale. A questo si aggiunga che sono aumentati gli episodi di aggressione, soprattutto nei confronti delle colleghe, e il fatto che le polemiche sulla vaccinazione anticovid hanno contribuito a esasperare la situazione. C’è infine una programmazione non corretta della formazione – conclude Rossi - visto che le borse di studio per la medicina generale sono molto inferiori rispetto alle specialità. Non c’è da stupirsi, insomma, se sempre meno laureati scelgono questa strada in salita». 

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