C’è chi deve aspettare un anno e mezzo per una visita, un’ecografia o una tac. Ma c’è anche chi, dal Cup, si sente rispondere che “no, l’agenda di prenotazione è chiusa”. E quando non ci si può permettere di aspettare, non resta che ricorrere alle visite a pagamento. Reddito permettendo. Ormai, secondo il Rapporto Oasi (Cergas-Bocconi), una visita specialistica su due viene erogata privatamente, e lo stesso accade per 3 esami diagnostici su 10.
E così molte persone rinunciano a curarsi: secondo le ultime stime, oggi la rinuncia interessa almeno 4 milioni di persone: ed è, questo, un fallimento dei principi di universalità, uguaglianza, equità, sanciti dalla legge n.833 che nel 1978 istituì il Servizio sanitario nazionale.
Vale anche la pena ricordare che le aziende sanitarie pubbliche sono obbligate, per legge, a prenotare visite ed esami in base al codice di priorità che viene riportato in ogni ricetta dal medico di base. Ma è sotto gli occhi di tutti che gli appuntamenti vengano fissati oltre i tempi prescritti, e perfino che una lista di prenotazioni venga chiusa.
Come intervenire in questi casi? Uno strumento importante è quello fornito dagli “Sportelli per il diritto alla salute”: alcuni sono operativi da tempo sul territorio milanese e lombardo, ma anche sull'intero territorio nazionale, grazie all’impegno di cittadine e cittadini, comitati civici, associazioni, sindacati, mentre altri stanno attivandosi ex novo. Temasalute.it, insieme al giornale Il Sud Milano, è andata a vedere quanto succede nel quartiere Gratosoglio, periferia meridionale della città. Partiamo con il nuovo Sportello Salute da poco partito in via Gratosoglio 60 grazie all’impegno di un gruppo di volontari: ospitato presso il Circolo Pd, fornisce un servizio gratuito ed è aperto tutti i martedì feriali dalle 10 alle 12.
Come è nata l’iniziativa? “L’anno scorso – spiegano i volontari Elvira Cossu e Pietro Gattulli – abbiamo preso contatto con l’associazione Baia del Re che aveva già aperto uno Sportello per il diritto alla salute in via Palmieri 8, con l’apporto del Comitato di difesa della sanità pubblica di Milano Sud Ovest e del coordinamento regionale Diritto alla salute. Abbiamo contattato anche lo Sportello Gratosoglio, ospitato nel centro sociale di via Lelio Basso 7, e con il circolo della Barona. Realtà come queste, affrontano in modo efficace un problema trasversale, un nervo scoperto che tocca tutti noi. Ci siamo affiancati a queste esperienze, cercando di imparare da loro, come a scuola. E ora siamo partiti anche noi”.
Come opera lo Sportello? “Aiutiamo le persone, mettendo a loro disposizione la modulistica per richiedere le prestazioni nei tempi previsti dalla legge – spiega Cossu -: per accedere al servizio bisogna portare la ricetta del medico di base, la tessera sanitaria e la prenotazione confermata dal CUP. In pratica, noi controlliamo che la tempistica prevista dalla ricetta corrisponda ai tempi della prenotazione”.
Non tutti sanno, infatti, che su ogni ricetta del medico di famiglia vengono riportate le classi di priorità previste nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa: la classe U (Urgente), indica che la prestazione dev’essere eseguita entro 72 ore; la classe B (Breve), prevede un limite di 10 giorni; il codice D (Differibile), indica un massimo di 30 giorni per le visite e 60 giorni per gli esami; infine la classe P (Programmata), consente fino a 120 giorni.
“Noi controlliamo anche il luogo in cui viene prenotato l’esame o la visita specialistica: la normativa prevede infatti che questi vengano effettuati nella ASST di riferimento. Quanto all’eventuale chiusura dell’agenda di prenotazione, è illegale”.
Ma come intervenire sui tempi di attesa troppo lunghi?
“Una volta individuato il problema, sia esso la lungaggine o l’ubicazione errata, aiutiamo gli utenti a compilare una lettera da noi predisposta e indirizzata agli uffici di riferimento dell’ASST competente – precisa Cossu -. L’utente può inviare questo modello tramite raccomandata, via mail, o portarla a mano. Vi sono altri sportelli sul territorio che prendono in carico l’intero servizio di spedizione, a nome dello sportello. Noi questo ancora non lo facciamo, ma non è escluso che ci riusciremo”.
“Siamo partiti solo 15 giorni fa – afferma Pietro Gattulli - ma già dal secondo giorno abbiamo ottenuto dei risultati, riuscendo ad accorciare i tempi delle visite. In alcuni casi le strutture sanitarie, per riuscire a erogare le prestazioni, hanno utilizzato le risorse dell’attività intramoenia, all’interno degli ospedali, al costo del ticket sanitario. In altri casi si può ricorrere a prestazioni nelle strutture private e poi la cifra viene rimborsata. In genere le strutture ci rispondono entro pochi giorni, ma se ciò non dovesse avvenire c’è anche la possibilità, come ultima chance, di attivare procedure legali per fare rispettare la normativa. Il diritto fondamentale alla salute è sancito dalla Costituzione e deve essere garantito”.
L’obiettivo del nuovo Sportello Salute è ora mettersi in rete con gli oltre 40 sportelli già attivi sul territorio. Nell’ultima riunione tenuta lo scorso febbraio è emerso che oltre 300 casi sono andati in porto. Una realtà che Temasalute.it continuerà a raccontare.
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